La propensione di Hecker verso un percorso autorale che unisca la musica ricercata alla poesia, sembra interrompersi in quest'ultimo lavoro "One Day". Nel corso degli anni, sembra andare scemando la possibilità dell'artista di cantare i sentimenti senza penalizzare l'aspetto musicale dei brani.
Da qui il risultato di un album sull'orlo della noia è pressochè inevitabile.
Detto questo, qualche piccolo spunto comunque non manca e va segnalato, come nel caso di “The space that you’re in”, che reputo la traccia più interessante dell'album.
In brani come “Miss underwater”, la voce calda e sommessa di Hecker crea un'ascolto suggestivo e piacevole, uno dei pochi per la verità.
Due dei brani che ad esempio dettano l'andamento ripetitivo e stucchevole dell'album sono “Wind down” e “Letters from you”, un misto di già sentito che si alterna per il restante 99% delle tracce.
Di "One Day" si può salvare la produzione, per il resto l'artista è orientato verso il flop, ben lontano dagli anni in cui con la sua “Infinite Love Songs” segnò un piccolo ma significativo "cambiamento" nel panorama pop.
Per quanto si ispiri a Leonard Cohen, Hecker è ben lontano dal raggiungere questo traguardo cantautorale.
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